Come consulente aziendale e web strategist, mi sento spesso dire che una delle motivazioni principali per i ridotti o nulli investimenti nel settore digitale è la mancanza dei fondi necessari. Ma è davvero sempre così?
Fare impresa
I soldi sono importanti per tutti. Ancor di più oggi, grazie (si fa per dire) alla grande incertezza che ci accompagna da parecchi anni. Ma la “paura dell’assenza” offusca la mente dalle vere priorità. Un investimento parte sempre da una strategia e una strategia parte dalla voglia di fare qualcosa. Qualsiasi imprenditore che si rispetti lo sa. Altrimenti il concetto d’impresa non può essere affare suo.
La paura non fa vivere l’impresa, al massimo ne ritarda la morte.
Quindi è chiaro che un’azienda costruita su basi solide abbia alla base la voglia di crescere, consolidare, reinvestire e fare qualcosa di più. Non è una questione di accumulo di denaro (non solo) ma di prestigio e di dimostrazione di esserci. Saper fare deve essere la logica conseguenza del voler fare.
Fatte tutte queste belle considerazioni psico-attitudinali, è anche vero che si può investire in modo oculato. L’investimento nel digitale è sicuramente una priorità aziendale. Per digitale si devono intendere sia la parte hardware che la parte software e formativa volte a migliorare i processi, i prodotti, la presenza online, il numero e la qualità dei clienti. In definitiva, l’utile.
Le aziende dimostrano ancora una certa inerzia verso l’innovazione digitale, un po’ perché si muovono su un terreno sconosciuto e un po’ perché spesso non conoscono le opportunità a disposizione.
Un esempio concreto di integrazione digitale
Consideriamo un’impresa agricola. Sulla base del Dlgs n. 228/2001, gli imprenditori agricoli, osservate le disposizioni vigenti in materia di igiene e sanità, possono vendere direttamente al dettaglio i prodotti provenienti in misura prevalente dalle rispettive aziende con più modalità, inclusa la vendita mediante commercio elettronico. La vendita diretta non esclude prodotti di terzi, purché non superino il 49% del totale venduto.
La vendita diretta via e-commerce può essere avviata con la presentazione di una semplice SCIA al Comune in cui ha sede l’attività. Oltretutto, all’interno di certi parametri soglia, le agevolazioni fiscali sono molteplici.
Questo è solo un esempio, ce ne sono tanti altri come: benefici per chi intende sviluppare e consolidare la propria posizione sui mercati esteri agendo sui canali web (bando della Regione Lombardia); contributi per l’acquisizione di servizi digitali in modalità Cloud Computing e per lo sviluppo dell’e-commerce (bando Regione Umbria); ecc.
Efficienza e comunicazione
Ciò per dire che tutto evolve. Anche il modo di fare business. Chi deve erogare i contributi sa che la competitività passa per la maggiore efficienza e ne sostiene gli investimenti. Anche chi non lo vuole apertamente ammettere sa che il “abbiamo sempre fatto così” non funziona più.
La comunicazione e il branding aziendale rientrano in questi processi come collante fondamentale: se il risotto non lo mantechi, sarà un semplice riso bollito e mai un risotto.
Quindi, di opportunità da cogliere per avere un aiuto concreto nella digitalizzazione ce ne sono parecchie.
Trovata quella che fa al caso tuo, poi ci sono io: per aiutarti a comunicare quanto sei bravo e bello! 😉
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