Il caso è noto già da tempo e il Sunday Telegraph rimarca che già nelle prossime settimane dovrebbe essere sancita una multa record da parte della Commissione antitrust europea a carico del colosso dei motori di ricerca, Google.
Se ne parla ormai da più di 6 anni, dal 2010 per l’esattezza. Google è accusato di posizione dominante dall’Unione Europea e quindi di non lasciare spazio alla concorrenza. Riuscire a stabilire una posizione dominante anti-concorrenziale è sempre una questione border-line: chi arriva per primo e fa bene le cose è sempre in posizione dominante e definire criteri anti-etici su come sia stato raggiunto quel primato non è mai facile.
Detto questo, parliamo del “quanto”. Mettiamo il caso che la sanzione sia effettivamente necessaria e corretta, come stabilire il valore?
Non discuto la cifra in valore assoluto ma in termini relativi. E’ vero che 3, 3 (potenzialmente potrebbe essere il doppio) miliardi di euro sembrano e sono una follia. Ma quando il fatturato annuale è venti volte superiore, il tutto ha un valore reale o solo simbolico?
A ciò si aggiunga il fatto che il caso si trascina da più di 6 anni, quindi Google ha avuto tutto il tempo per incassare e accantonare per pagare una multa probabile (ma non certa), ed economicamente assai più che sostenibile.
Facciamo un esempio con cifre più alla portata di comuni mortali. Se voi aveste garantito un fatturato annuo di almeno 100.000 euro, sareste disposti dopo 6 anni, ovvero dopo averne accumulati 600.000, a pagare una multa di 5.000 euro?
Credo che la risposta vada da sé.
Per carità, non voglio assolutamente scagliarmi contro Google ma vorrei tentare di comprendere un sistema sanzionatorio che non colpisce realmente chi è reo di aver commesso un illecito. Soprattutto se chi lo ha commesso porta un enorme interesse diffuso…
Alla fine siamo alle solite. E’ sempre più facile ed immediato controllare e colpire la massa dei piccoli, che prendere di mira chi genera un alto giro d’affari e può permettersi di “dialogare” ad alti livelli.