Comincio col dire che tendiamo a confondere il concetto di “giusto o sbagliato” con valori assoluti, dettati dalla suggestione del momento. E’ infatti proprio dalla suggestione che parte tutto.
Su Wikipedia se ne trova un’ottima definizione:
La suggestione è una forma di comunicazione mediante la quale in un individuo – senza ch’egli avverta imposizione né comando alcuno, in assenza di razionale e libera scelta oltre che di consapevolezza – è indotta una convinzione, un pensiero o una condizione esistenziale senza che egli possa opporvisi né avverta la ragione di farlo neppure su altrui pressione.
Quindi, giusto o sbagliato?
Domanda suggestiva, ma spesso molto pericolosa e fuorviante.Si tratta di una domanda da sondaggio di massa, ma soprattutto da talk show o da varietà domenicale.
Se ne è perso il significato reale legato al buon senso.
E’ giusto garantire una buona educazione ai propri figli? Si.
E’ giusto rispettare gli altri garantendo la convivenza civile? Si.
Ma si può facilmente entrare nell’aleatorio e nella suggestione del momento. Facciamo un esempio.
In questi giorni sono stati portati alla ribalta i casi di gioiellieri e tabaccai che hanno sparato ed ucciso i ladri che gli sono entrati in casa. E’ giusto che abbiano sparato?
A questa domanda le persone hanno risposto SI per il 99,9%. Ma è davvero una risposta ragionata? E soprattutto la domanda ha senso?
Non vorrei entrare nel merito della discussione, poiché voglio utilizzare la notizia semplicemente come esempio sul concetto di giusto o sbagliato. Però devo soffermarmici per forza di cose e provare a pormi ad un livello per cui la domanda in merito al problema sia quella che dia risposte ragionate, evidenziandone gli effetti. Forse non sarebbe più idoneo chiedersi: è utile e socialmente sostenibile farsi giustizia personale?
Partendo dal presupposto che tenere un’arma in casa genera un pericolo non controllabile al 100%, ritengo che chi è disperato o abituato a delinquere lo faccia indipendentemente dalla casistica a suo sfavore. L’esempio di un ladro ucciso mentre invade una proprietà privata non educa il futuro fuorilegge a non agire allo stesso modo. Gli Stati Uniti ne sono un esempio: tutti hanno armi in casa e sono titolati a sparare nel momento in cui la loro proprietà viene invasa, eppure non si ha una diminuzione delle rapine e dei furti. Si tratta di un problema che non si estirperà mai fino alla radice. E quindi?
A mio giudizio, oltre a mettere le forze dell’ordine nelle condizioni di agire preventivamente e più attivamente per la nostra sicurezza (chi di dovere li paghi di più e gli garantisca le giuste dotazioni!) , magari non è uno strumento più idoneo la sensibilizzazione civica che ci porti a denunciare situazioni potenzialmente dannose per noi e per gli altri? Senza guardare solo il nostro orticello, se tenessimo gli occhi aperti anche su ciò che ci sta intorno e rendessimo ogni volta evidenti a chi di dovere le presenze anomale nel nostro vivere quotidiano, non si creerebbero precedenti ben più spendibili per la sicurezza comune?
Questo è solo un esempio e, ripeto, non voglio concentrarmi sul caso specifico. E’ semplicemente strumentale per accentuare il fatto che porsi domande sul giusto o sbagliato spesso è fuorviante, perché confonde la suggestione del momento, data della notizia, con valori assoluti.
Il sensazionalismo
E’ la leva emozionale che un semplice “giusto o sbagliato” vuole toccare.Ciò porta a meccanismi mentali subdoli che possono sfociare nel fanatismo. Ne abbiamo sempre più evidenza…
Proviamo a fare autocritica, a porre le questioni non sulla soluzione di un problema personale, bensì diffuso, che ci veda come attori e non spettatori.
L’espressione giusto o sbagliato ha assunto una connotazione sondaggistica di rivalsa o vendetta, di denuncia veemente, quando invece dovrebbe avere un valore etico e sociale. Lo vediamo sempre di più anche nei social network. Twitter è l’ultimo esempio in ordine cronologico. Cerchiamo quindi di non ridurre la cosa ad una mera ricerca del clic per generare traffico.
Il social engagement ha dei risvolti sociali, insiti nella definizione stessa, e non va ridotto a sensazionalismo spicciolo. L’empatia che si vuole creare non deve essere strumentalizzata per raggiungere uno sterile clamore.
Credo che sia banalmente necessario stimolare le discussioni su livelli tali da proporre soluzioni sostenibili e utili a tutti. Non è facile, lo so, ma se non ci proviamo realmente non ci riusciremo mai.
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