Partiamo dal presupposto che non ho nulla contro coach, allenatori mentali e guru di ogni sorta nel caso in cui non siano autoproclamati ma sanciti dal pubblico.
Nel mio lavoro sui digital media la formazione è continua e necessaria. Le orecchie sono sempre tese nei confronti dei trend del momento e dell’evoluzione delle dinamiche comunicative.
In questo panorama, Marco Montemagno rappresenta un personaggio di spicco e di estrema attualità. Lo prendo ad esempio come caso di studio. Perché?
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L’arte della divulgazione
Montemagno ci sa fare, è indubbio. E’ un ottimo divulgatore, dinamico e ben preparato a “livello estetico”. Per quanto riguarda questo ultimo punto, non intendo ovviamente mere questione modaiole ma il fatto che sappia realizzare video coinvolgenti, con buona attrezzatura e sapientemente editati.
Lo seguo da circa due anni, commento i suoi video post e ho partecipato anche alle discussioni più recenti sul gruppo facebook di presentazione del suo nuovo business editoriale, una community elitaria a pagamento dove si fa essenzialmente networking guidati dal capitano Monty.
Dopo avere passato l’apparente (concedetemi il dubbio) selezione all’ingresso, e giunto al momento della mia iscrizione, ho provato a tirare le somme.Risultato? E’ indubbiamente piacevole ascoltarlo e prendere spunti dal suo modus operandi ma, per quanto mi riguarda, il mio interesse finisce per ora qui. Spiego velocemente il perché, magari potrebbe esserti utile.
Non sono nuovo a percorsi formativi di questo tipo. Ho partecipato in passato ad alcuni eventi e ho anche seguito un corso completo di Roberto Cerè, uno dei formatori più famosi a livello nazionale, scomparso dalla scena mediatica nel 2016 (ma ora, a fine 2017, sta tornando a quanto pare più in forma e carico che mai).
Se sei un riferimento nel tuo settore, devi essere sempre un passo davanti agli altri, gestendo fama e critiche; ad un certo punto, devi comprendere che può essere necessario scomparire dalla scena per tornare ad anticipare un nuovo trend, magari proveniente dall’estero, a momento debito.
Indipendentemente dal taglio comunicativo, i concetti di fondo sono in buona parte gli stessi in salse diverse. Detta in altre parole, se mangi una frittata o un’omelette, cambia il nome e la consistenza ma sempre di uova si tratta (non credo che Cracco leggerà questo articolo ma, nel caso, mi scuso anticipatamente per l’estrema semplificazione; una metafora lo è per definizione).
Non sono mai stato propenso, e mai lo sarò, a critiche gratuite su persone e ruoli ricoperti. Però sono curioso, mi piace informarmi e sono quindi incline ad esprimere opinioni basate sull’esperienza. Montemagno è un allenatore mentale per acclamazione anche se non si è mai definito direttamente tale. Di fatto, il ruolo lo assegna chi ti percepisce e lui segue un modello da motivatore ben definito.
Il modello “ti intrattengo e ti invoglio”
Il bisogno di interazione e confronto sociale, si sa, è un istinto primario. Cerchiamo inconsciamente riprove del nostro essere e delle nostre idee. Abbiamo bisogno di modelli da seguire o dai quali trarre spunto per aumentare la confidenza in ciò che facciamo. Se poi la strada che vogliamo prendere è un’incognita, tutto ciò è ancor più vero.
In questo solco Montemagno sguazza alla grande. E’ un po’ l’Aranzulla del video blogging. Giunge direttamente al pubblico con argomenti attuali legati ai media e alla tecnologia, fa un uso accorto di metafore ed esempi, ti ammalia con un montaggio video dinamico (un vero e proprio marchio di fabbrica) e ti “spinge” a seguirlo perché a fine video hai “voglia del successivo”. Il tutto rimanendo totalmente nel confine del divulgativo.
Qualsiasi approfondimento lo lascia ad esperti di settore (si può poi discuteresul grado di esperienza), attraverso webinar o interviste. Questo è proprio il modello che viene applicato a Slashers, la sua nuova iniziativa online. Una startup, o meglio un network, il cui accesso è previo pagamento di una quota annuale che va dai 500 agli oltre 1000 euro, per poter usufruire del materiale prodotto e partecipare ai webinar.
Bello il concetto ma nulla di nuovo
Come accennavo, qualche anno fa ho seguito un corso online piuttosto articolato di Roberto Cerè. Si trattava di un percorso guidato per poter attrarre la propria nicchia di mercato in un canale di acquisto, creando valore secondo uno schema semplificato del “ti do un beneficio gratis subito e ti porto dentro al mio mondo a pagamento se vuoi i dettagli”. Lo stesso schema viene utilizzato ormai da tempo a tutti livelli mediatici. E non è nulla di anormale o di non etico.
Anzi, è un sistema vincente e corretto, perché tutti hanno dei bisogni per i quali sono disposti a spendere. La discriminante non è il migliore prodotto o servizio, ma il prodotto o servizio che comprendiamo meglio e che meglio soddisfa le nostre aspettative; in questo concetto rientra anche il modo con il quale ci viene presentato.

Il tutto viene riproposto in un modo più interattivo, anche se apparentemente più confuso, da Marco Montemagno: si entra nel suo selezionato salotto a pagamento (tecnica anche questa stra-usata dai coach in passato per dare il senso di urgenza e privazione), ci si presenta secondo le giuste regole della netiquette mediatica e si instaurano conversazioni tematiche che possono o no portare a collaborazioni e nuove idee.
Il disclaimer non scritto pare essere “ti do contenuti di qualità ma non ti aspettare un corso, perché sia io che te non sappiamo dove andiamo a parare”. Concetto, questo, ahimè allineato alle dinamiche dei social dove tutto va veloce: trovare qualcosa di definito e duraturo è un’utopia, perché si deve essere sempre pronti al cambiamento.
La validità di un’iniziativa di questo tipo comunque rimane, per il valore educativo che ha e per l’apertura mentale che porta con sé. Ciò vale per tutti i guru che divulgano le modalità che hanno portato effettivamente al successo loro o dei loro ospiti: il problema è riconoscere i veri dai falsi ma per questo c’è Google, dai!
Quello che credo è che qualche certezza in più, se sei un imprenditore, devi darla al tuo pubblico e devi essere disposto a rischiare per garantire valore. In questo ha stavolta un po’ peccato il caro Monty.
Giuste critiche o invidia?
Su personaggi come Cerè, Roberto Re e Montemagno, diversi ma dai dalle ascese assimilabili, dopo un po’ si è sempre accesa la disputa e la satira di chi lavora nel marketing. Sono critiche conseguenti all’aumento di fama e quindi agli onori e agli oneri che la visibilità porta con sé. Che sia per invidia o per una visione differente (ma in qualche modo sempre utilitaristica) chi critica non si limita quasi mai ad una disamina del modello comunicativo di questi personaggi ma alza i toni per avere il proprio momento di celebrità.
Io non voglio assolutamente cadere in questo tranello. Anzi, confermo che, dal mio punto di vista, chi ha bisogno di una spinta a partire con la propria strategia deve confrontarsi assolutamente con chi è capace di “mettere ordine” nella confusione mentale iniziale.

D‘altro canto, non si deve cadere nella dipendenza, cioè si deve evitare la venerazione mediatica che porta alla “copia”. Quando si copia, al 99% si viene sgamati, additati e non si porta alcuna innovazione che è poi il valore aggiunto del quale parlavo poco fa.
In definitiva, se hai solo un’idea di ciò che vuoi fare e sei un neofita del marketing, allora prova a seguire il coach o il mentore di turno perché saprà consolidare quell’idea o dartene di nuove.
Ma se hai un prodotto o un servizio di qualità e delle minime basi comunicative e commerciali, ti consiglio invece di risparmiare quei soldi e di investirli in corsi specifici (magari spendendo anche qualcosa di più), che ti rendano indipendente nel valutare le strategie mediatiche più idonee al tuo ambito; poi serviti di specifici professionisti che agiranno di concerto con te, opportunamente supervisionati, per la realizzazione del progetto.
Come dico sempre, un brand si crea, si alimenta, si trasforma.