Manca poco più di un mese alla fine del 2016, ma questo anno può già essere considerato un punto di svolta per gli assetti strutturali, politici e strategici, a livello globale e di conseguenza italiano.
Citando la recentissima quanto inaspettata elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti, volevo un titolo ad effetto e di tendenza, lo ammetto!
Non ne parlerò direttamente, sfrutterò l’argomento per una riflessione tanto irrazionale quanto evidente. Come fa un personaggio contro tutto e tutti, costantemente presente nei media con argomenti impopolari, grottesco nel suo modo di presentarsi, a diventare capo della più forte nazione al mondo?
Semplicemente perché, nelle coscienze, il recente passato è più forte di dichiarazioni o immaginari possibili. Gli errori e l’insoddisfazione generati a livello nazionale dall’ultimo mandato di Obama hanno segnato il cammino.
In tal modo, si è trasformato il negativo (l’apparente “mostro” Trump) in positivo.
Un’ulteriore spinta è stata data dalla strategia mediatica dei Democratici: una barricata contro il Personaggio, senza evidenziare argomenti programmatici reali. Dalla Clinton ad Obama, passando per lo stuolo di celebrità schieratesi, questo è il messaggio che è passato.
L’elezione del 45° presidente degli Stati Uniti d’America è solo l’ultimo tassello di una coscienza collettiva portata all’esasperazione, cui fa da contraltare l’evidenza di quanto siamo piccoli ed inermi. La Terra periodicamente ce lo fa notare.
Il 2016 è ed è stato un anno molto particolare, sconvolgente. Possiamo dire un annus horribilis. A fatti di cronaca si sono succeduti in modo serrato, eventi naturali e cambiamenti geo-politici. Vediamo di procedere con ordine cronologico, con una lista di ciò che più ha segnato lo scandire di questi mesi.
- 22 Marzo: attentati di Bruxelles.
- 16 Aprile: terremoto di magnitudo 7,8 in Ecuador.
- 12Giugno: attentato di Orlando rivendicato dall’Isis.
- 23 Giugno: I cittadini britannici si esprimono per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
- 28 Giugno: attentato terroristico all’aeroporto di Istanbul.
- 14 Luglio: attentato terroristico di Nizza.
- 24 Agosto: terremoto di Amatrice.
- 30 Ottobre: terremoto tra Norcia e Macerata.
- 8 Novembre: elezioni presidenziali USA che sanciscono la vittoria del repubblicano Trump.
Messa così sembra un bollettino di guerra, lo so. Molto è stato sicuramente tralasciato, perché reputato di minore importanza ai fini dell’articolo (o magari per distrazione: se vi viene in mente qualcosa di sostanziale citatelo nei commenti e provvederò ad inserirlo).
Concettualmente il motivo conduttore è un’escalation di azioni e reazioni. E’ sicuramente un “non senso” collegare il tutto. Gli ecosistemi non reagiscono direttamente a scenari finanziari o geopolitici (per lo meno non in tempi così brevi), così come il terrorismo se ne infischia di inondazioni e terremoti.
Sta di fatto che c’è una strana assonanza tra la ribellione emotiva/attiva, ormai tangibile, ed un intensificarsi di fenomeni naturali a carattere catastrofico.
La cosa è paradossale, irrazionale nella sua evidenza. Non cerco spiegazioni perché non ha senso. Però se ci rifletto, mi viene da pensare ad un vortice che ci risucchia, alimentato da azioni e reazioni ormai fuori controllo.
Anche per eventi al di fuori dell’umano controllo, il potere mediatico di un certo tipo di informazione e formazione impatta pesantemente su umori e discussioni conseguenti. In altre parole,
la macchia d’olio si sparge in modo diverso a seconda del suolo sul quale la si fa propagare.
Molti eventi, ovviamente quelli sotto il controllo più o meno diretto dell’uomo, sono in qualche modo collegati. Altri fanno parte di dinamiche ambientali note, fisicamente e statisticamente complesse. E’ un addensarsi di fatti che fanno impallidire le percentuali di vincita al Superenalotto.
Ciò che non deve sfuggire di mano in questo intreccio è l’uso razionale del mezzo comunicativo. Noi stessi siamo fruitori e creatori della notizia, perché è indubbio che ciò che diciamo o divulghiamo influenzi in qualche modo chi ci ascolta.
Chiunque abbia una presenza sul web ha una responsabilità indotta: ha il dovere di trovare l’equilibrio tra svago e divulgazione. Insomma, le chiacchiere da bar valgono e varranno sempre, i social media sono anche questo. Ma ciò non esclude il buon senso. Fin dove possiamo, vediamo di raccogliere meglio le idee e di non farci prevaricare da isterie collettive.
Già, facile a dirsi meno a farsi. Vabbè, mettiamola provocatoriamente così: colpa dell’anno bisestile e degli strascichi di El Niño.
Prossima tappa? Chiaramente ora ci tocca lo sprint mediatico e il successivo defaticamento da Referendum!
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