Come è bello fare polemica in Italia! Siamo bravissimi a lamentarci, ad indignarci, a scagliarci contro tutto e tutti, in nome dei valori che professiamo. Ma ci crediamo davvero?
Lo sport nazionale: essere anti-tutto
I Social Network sono degli amplificatori di emozioni e di empatia. Ormai lo sappiamo. Chi per primo vede un complotto in un’affermazione, un’immagine o un fatto, alza la mano e subito si creano schieramenti di pro e contro. Lo vediamo tutti i giorni e ne avevo parlato in un precedente post su marketing celebri da epic-fail/epic-win.
Insomma, “stai attento a cosa dici e a come lo dici, soprattutto se godi di un minimo di notorietà, perché potrà essere usato contro di te”.
Il moralizzatore è sempre dietro l’angolo
E’ vero, casi celebri di errori comunicativi che difficilmente accettano scuse ce ne sono stati: dal Fertility day a Piovono zucchine, fino alla pubblicità della Dove. Si tratta di errori gravi, perché chi si affida ad un’agenzia pubblicitaria professionale per realizzare advertising può contare su dei team che dialogano, e dovrebbero subito accorgersi di tali macroscopiche falle comunicative. Ma spesso si tratta di errori d’ingenuità non maliziosi e che vengono celermente corretti per venire incontro al popolo moralizzatore, a meno che l’orgoglio cieco non faccia ragionare (esempio di Piovono Zucchine).
Ancora più spesso, le critiche piovono per superficialità senza verificare la completezza delle informazioni e il fatto nel suo insieme: l’esempio è quello della pubblicità Dove, nella quale venivano passate in rassegna tutte le etnie in una sorta di effetto “Oliviero Toscani”.
Il problema è proprio la facile deriva moralizzatrice. Una deriva data dal fatto che è più semplice picconare e distruggere quando si vede una crepa. Più difficile è ragionare criticamente e comprendere i perché di quella crepa, che magari è solo un piccolo difetto nella vernice e basterebbe scrostare e ridipingere: minore stress e migliore risultato finale per tutti.
Il nuovo esempio: Pandora
L’ultimo celebre esempio di clamore sui social, che ha visto orde di antisessisti indignarsi, è la pubblicità di Pandora.
Ah, Pandora o non Pandora? Per me, semplicemente una pubblicità brutta e ingenuamente mal indirizzata, ma sessista no. Una famosa citazione facilmente contestualizzabile qui è
La malizia è negli occhi di chi guarda.
Insomma, questa è semplicemente una pubblicità che, come tale, è finalizzata a vendere. Una pubblicità diretta agli uomini che non sanno mai cosa regalare. Magari una pubblicità di gusto discutibile e non particolarmente riuscita, ma semplicemente una pubblicità.
In questo caso, gli antisessististi integralisti sono stati i primi a ghettizzare e a ghettizzarsi in nome di un valore che hanno elevato a loro stessa malattia sociale.
Per come la vedo io, stiamo assistendo alla moda del ricerca spasmodica del pretesto per trollare ideali da trend topic. Di conseguenza, gli “anti qualche cosa” sono sempre più spesso i primi a dover essere additati come la causa del male. Diventano una sorta di antibiotico male usato che tutto uccide e le cui contro indicazioni sono peggio della cura poiché magari basta una semplice aspirina.
Direi che possiamo anche smetterla con i pretesti per delle finte crociate. Gli ambiti e gli argomenti di partenza per farlo sono ben diversi.
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