Vite da YouTuber: quando i ragazzi insegnano agli adulti

Vite da YouTuber: quando i ragazzi insegnano agli adulti

Sono in tanti, praticamente sconosciuti alle generazioni con più di 5 lustri alla spalle: sono i nuovi youtuber, instagrammer e snapchatter (sempre che si dica così). Ma quale è il profilo tipo? Da dove partono e quali sono le loro ambizioni?

Mentre scrivo questo articolo ho appena finito di leggere “Il web mi ha tolto dalla strada” di Marco Leonardi, un quindicenne la cui fama è letteralmente esplosa nell’ultimo anno: più di 180000 fan su youtube e quasi 600000 su Instagram.

Lo ammetto, non lo conoscevo per nulla. Il libro l’ho trovato per caso su Amazon mentre cercavo altro. Ma il titolo mi ha incuriosito, così come sono incuriosito dalla fenomenologia dei Nativi Digitali in generale. Una categoria tanto spesso snobbata dagli over 35-40 come me, quando dovrebbe essere quantomeno attentamente studiata da chi si occupa di comunicazione e branding.

Marco Leonardi è un ragazzino catanese dall’infanzia difficile: un padre assente perché dentro e fuori dal carcere, un rapporto conflittuale con la scuola abbandonata alle medie e cresciuto in un rione caratteristico da visitare ma contraddittorio da viverci.

Marco Leonardi: vita da YouTuber

Intendiamoci, il libro avrebbe le velleità di essere una pseudo-biografia, se così si può dire trattandosi di “10 anni di vita cosciente”. Non è scritto particolarmente bene e ha apparentemente le pretese di insegnare la classica e stucchevole morale: insegui le tue passioni, non ti curare degli altri; se vuoi puoi!

Ma ha un senso, e molto più profondo di quello che si può ipotizzare ad una lettura superficiale. Vengono elencati i primi passi nel web, gli insuccessi e le prese in giro (quasi sempre gli invidiosi o i frustrati di turno). Si arriva ai primi successi su facebook e youtube. Si parla di duro lavoro: produrre 4 video al giorno, montarli ed editarli non è cosa da poco.

Si parla soprattutto di collaborazioni, con Alberico De Giglio e Francesco Posa (altri due creator poco più grandi), e si sviscerano in modo sincero e splendidamente ingenuo i rapporti di amicizia che ne nascono. Proprio qui sta la differenza con il parallelo adulto: senza collaborazioni al giorno d’oggi ci si arena in fretta, ma mentre queste nascono tra gli over quasi sempre per meri fini opportunistici con tanto di invidie e pugnalate alle spalle, il tutto avviene in modo ludico tra gli under, poiché non ancora contaminato dall’arrivismo sociale.

Per carità, i ragazzi sono precoci, sognano già la bella vita e le auto sfavillanti, quando nel nostro immaginario dovrebbero solo pensare al calcio e alle prime avventure amorose. Ma è il cambiamento dei tempi ed il bombardamento mediatico li spinge a sognare in modo più veloce. Il fatto che riescano a canalizzare i desiderata, agendo in maniera disincantata ma precisa, è perché hanno la vita davanti e possono sperimentare con le sinapsi non inquadrate in rigidi schemi mentali.

Ciò non significa che non abbiano sofferto, o che non siano già forgiati dalle problematiche di tutti i giorni. Lo sappiamo bene del resto, da adulti si sorride delle difficoltà adolescenziali. Ma i ragazzi non amplificano, vivono semplicemente il loro tempo come abbiamo fatto tutti noi. Anzi i più creativi e produttivi sono proprio quelli che riescono a canalizzare le loro difficoltà e a trovare la valvola di sfogo nella creatività. Marco Leonardi è uno di questi.

Dalla seconda volta che hanno arrestato mio padre sono diventato un guerriero. Ho imparato a piangere meno, a essere più forte, sia moralmente che fisicamente.

Sono veri piccoli uomini in un mondo di eterni Peter Pan. E’ il loro vantaggio competitivo.

Chi lavora nel digitale è sempre alla ricerca di nuove idee da traslare nella vita professionale di tutti i giorni. Per farlo, credo proprio non possa esimersi dal tenere una finestra aperta su questo “futuro nel presente”.

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